In seguito ai recenti risvolti, arriva la replica di Umberto Bossi, ex capo della Lega Nord: “Colpa mia? Non è vero, quando ero io alla guida della Lega i soldi c’erano”. Quando mancano ormai poche ore alla sentenza del tribunale del Riesame, il Senatore preferisce mantenere un profilo basso e risponde a quanti lo accusano dellappropriazione indebita dei famosi 49 milioni di rimborsi elettorali (attualmente spariti e dunque da restituire), dando un consiglio: “Guardate i bilanci della Lega, lì c’è tutto in chiaro”. Bossi si difende dunque portando in causa i bilanci che, secondo lui, dimostrerebbero il contrario di quanto è stato detto nellaccusa. Proprio nei bilanci è appunto scritto che il totale attivo degli esercizi del segretario federale Bossi nell’anno 2011 è di 47.791.649,05. Bossi si dimette da segretario della Lega il 5 aprile del 2012 alla vigilia del coinvolgimento del figlio Renzo nell’inchiesta sui rimborsi, e lascia al successore Roberto Maroni un tesoretto che a fine 2012 è di 40.025.226,74. “Sono i soldi che erano nelle casse del partito”: sottolineano i collaboratori di Bossi. Nell’anno 2013, sempre sotto la gestione Maroni, l’attivo di cassa è di 25.844.133,12.
Bossi e i suoi collaboratori segnalano che si tratta del bilancio della Lega Nord con il timbro della certificazione di Price Waterhouse, società internazionale di revisione dei conti. Sempre per la serie della trasparenza dei bilanci, il totale attivo scende via via negli anni. Ecco quindi che nel 2014, segretario Matteo Salvini, il totale attivo è di 17 milioni e nel 2015 di 9 milioni e mezzo. C’è poi il capitolo della liquidità a disposizione del Carroccio e qui, nell’era Bossi, scoppia il caso Belsito che fa i famosi investimenti in Tanzania: dai 31 milioni e mezzo di liquidità (2010) si passa nel 2011 a 12 milioni e 700 mila. Bossi e Belsito sono stati condannati una prima volta a Milano, per appropriazione indebita dei fondi del partito, nel luglio 2017. Una seconda volta, a Genova, due mesi dopo, per truffa insieme a tre ex revisori.
E quindi nei bilanci appunto è scritto che il totale attivo degli esercizi del segretario federale Bossi nell’anno 2011 è di 47.791.649,05. Bossi si dimette da segretario della Lega il 5 aprile del 2012 alla vigilia del coinvolgimento del figlio Renzo nell’inchiesta sui rimborsi, e lascia al successore Roberto Maroni alla guida della Lega un tesoretto che a fine 2012 è di 40.025.226,74. “Sono i soldi che erano nelle casse del partito”: sottolineano i collaboratori di Bossi. Nell’anno 2013, sempre sotto la gestione Maroni, l’attivo di cassa è di 25.844.133,12.
Bossi e i suoi collaboratori segnalano che si tratta del bilancio della Lega Nord con il timbro della certificazione di Price Waterhouse, società internazionale di revisione dei conti. Sempre per la serie della trasparenza dei bilanci, il totale attivo scende via via negli anni. Ecco quindi che nel 2014, segretario Matteo Salvini, il totale attivo è di 17 milioni e nel 2015 di 9 milioni e mezzo. C’è poi il capitolo della liquidità a disposizione del Carroccio e qui, nell’era Bossi, scoppia il caso Belsito che fa i famosi investimenti in Tanzania: dai 31 milioni e mezzo di liquidità (2010) si passa nel 2011 a 12 milioni e 700 mila. Bossi e Belsito sono stati condannati una prima volta a Milano, per appropriazione indebita dei fondi del partito, nel luglio 2017. Una seconda volta, a Genova, due mesi dopo, per truffa insieme a tre ex revisori.